Street Art a Bologna, città della musica Unesco. Regolamento artisti di strada 2019. Vergogna.

Dal 1° Luglio 2019 in Piazza Maggiore a Bologna potrà suonare solo una ristretta selezione di artisti scelti a bando annuale. Provino per suonare gratis. Una vergogna per la città di Piazza Marino.

Nuovo
Regolamento
23 Maggio 2019

Bologna
Articolo di
Federico Berti

MATTEO LEPORE
E L’ARTE DI STRADA

Apprendo solo ora da un comunicato dell’Assessore Lepore l’approvazione del nuovo regolamento per l’arte di strada a Bologna. Come previsto, le dodici postazioni ad alto impatto acustico deliberate tre anni fa in collaborazione con il tavolo degli artisti, non sono durate a lungo. Lo avevo predetto nell’articolo che scrissi allora, e che trovi di seguito a questo aggiornamento. Purtroppo nel nostro ambiente non mancano pessimi consiglieri pronti a dare buoni consigli, dopo aver già dato il cattivo esempio. Il risultato è questa nuova normativa per l’arte di strada a Bologna, che ha del surreale. Entrerà in vigore il 1° Luglio 2019.

Una delle postazioni scelte da Matteo Lepore è piazzale XX Settembre, la principale zona di spaccio di droga pesante in città. Avevo espresso in passato un’esortazione a suonare in periferia, ma dev’essere una scelta dell’artista il luogo con cui misurarsi. Non si può imporre.

PROVINO E SELEZIONE
PER SUONARE GRATIS

Il primo cambiamento degno di nota è che d’ora in poi, per suonare in Piazza Maggiore si dovrà sostenere un provino: è istituito infatti un Ufficio Musica nel dipartimento cultura e promozione della città, provvederà a selezionare una ristretta rosa di artisti che tramite un bando annuale concorrerà per l’assegnazione di una postazione unica, dove si potrà suonare dalle ore 11:00 alle ore 13:00 e dalle 15:00 alle 21:00 dal giovedì alla domenica, ritirando una bandierina segnaposto nel cortile Guido Fanti di Palazzo D’Accursio. In pratica, un calendario, un appuntamento con orario e designazione del luogo, per esibirsi ‘a cappello’ nella piazza centrale di Bologna. Qui il comunicato dell’assessore.

POSTAZIONI E PERMESSI
NEI LUOGHI PIU’ ASSURDI

Sono inoltre disponibili tre postazioni per chi suona con percussioni e amplificazione, Piazza XX Settembre, via Indipendenza 44 e via Azzo Gardino. Fatico a comprenderne la logica, sono i luoghi peggiori della città per l’alto rumore di fondo che costringe comunque a volumi alti per farsi sentire, con l’alta mobilità del passaggio che rende molto dispersiva l’attenzione del pubblico e almeno in un caso abbondante spaccio di droghe pesanti. Nessun riguardo per la tradizione musicale bolognese e per i luoghi che la rappresentano. In queste postazioni si dovrà ritirare un nulla osta all’ufficio di Polizia Locale, sempre a Palazzo d’Accursio. Siamo tornati ad essere un semplice problema di ordine pubblico. L’Articolo 121 del T.u.l.p.s. approvato nel 1931 era più permissivo.

A cappello non si va su appuntamento. Se mi vuoi in un dato luogo a una data ora, devi pagarmi. Altrimenti è sfruttamento del lavoro. Il cappello è libertà di provare a costruire qualcosa dove si vuole e quando si vuole. Nel rispetto.

A CAPPELLO NON SI
VA SU APPUNTAMENTO

Come ho espresso altrove, questa parte del regolamento ha del surreale, sebbene a parole si dica a favore dell’arte di strada in realtà nasconde un meschino sfruttamento del lavoro. L’ho scritto in questo articolo, a cappello non si va su appuntamento: la selezione e il calendario costituiscono di fatto l’antitesi della libera espressione. Se devo esibirmi in un dato luogo a una data ora, sto lavorando per qualcuno e devo essere pagato per questo. Non dalle mance del pubblico, ma dalle aziende e dalle istituzioni che beneficiano del mio servizio. Diverso è se vado a cercarmi un posto dove voglio e quando voglio, nel rispetto del territorio che attraverso: in quel caso pago la mia libertà con l’accettazione di un tacito rapporto fra me e chi mi ascolta. Allora si, il cappello ha un senso.

L’ARTE DI STRADA
E’ UN CINEMA MUTO

Il disprezzo del nuovo regolamento per l’arte di strada e chi la pratica non finisce qui, nel resto della città si possono esibire normalmente solo artisti ‘muti’, senza musica di accompagnamento, come clowns, mimi e giocolieri, dalle 9:00 alle 22:00. Musicisti senza percussioni e senza amplificazione possono esibirsi in tutta la città dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 21:00 tranne che in Piazza Maggiore e nelle zone gialle indicate nella planimetria, oltre che davanti alle entrate di chiese ed edifici di culto negli orari delle funzioni; vicino alle strutture sanitarie e assistenziali; vicino a scuole e biblioteche quando sono aperte. Cioè praticamente da nessuna parte, se vai a studiare bene le aree libere, non ne troverai una adatta.

Quattro postazioni in tutta la città dove suonare amplificati o con percussioni su accreditamento e su appuntamento. Nel resto del territorio sono proibiti amplificatori e percussioni.

L’ARRENDEVOLE
CONDISCENDENZA
DEGLI ARTISTI

Questo regolamento è di una violenza inaudita, non fa che dare il colpo di grazia a una città che per tradizione era sempre stata garante della libertà, per una incomprensibile vocazione ‘cerchiobottista’ che ha già consegnato il centro storico al nulla che avanza. Purtroppo ho avuto modo di constatare in questi anni il tacito assenso di un numero sempre maggiore di suonatori, che ormai sono disposti a prostituirsi letteralmente per una cassetta di frutta e verdura, non lo dico per dire, rinunciando a quella scelta di libertà che dovrebbe essere il punto di partenza per qualsiasi forma di street art.

AUTOGESTIONE E
PROGETTAZIONE
COMUNE

Non mi preoccupa l’ulteriore stretta sull’auto-determinazione della cultura popolare, il fatto che una piazza sia proibita non impedisce di suonarvi sempre e comunque, entro certi limiti e con l’opportuno atteggiamento si può suonare dov’è proibito, così come una zona liberata può essere molto più pericolosa di una interdetta. Questo perché esiste ancora chi non si rassegna alla completa irreggimentazione della vita urbana e persegue la progettazione comune (quotidiana) degli spazi e del loro uso.

Questo regolamento surreale toglie ogni dignità all’arte di strada e svilisce la figura dell’artista a mendicante di spazi dove poter fare mostra di sé ‘qualificando’ i luoghi scelti dall’amministrazione.

QUESTO REGOLAMENTO
E’ UN INSULTO ALLA
DIGNITA’ DELL’ARTE

Vent’anni fa era vietato suonare praticamente dappertutto, ma sapevamo ugualmente liberare le nostre zone ‘temporaneamente autonome’ anche in un metro quadrato fra due vicoli stretti, dove far nascere e morire una breve scintilla senza chiedere il permesso a nessuno, così continueremo a resistere trasmettendo alle nuove generazioni la gioia dell’autodeterminazione e dell’autogestione, nel segno del rispetto reciproco. Ho parlato in questo articolo della legge non scritta che viene prima di qualsiasi normativa. Invito gli artisti di strada bolognesi a disertare il trespolo del pappagallo e andarsi a liberare i propri spazi costruendo un rapporto vero con le persone e con la città. L’arte di strada è libera.

Quando la cultura popolare non può esprimersi e negoziare liberamente fra singoli cittadini le modalità della sua espressione, non è più cultura popolare. Questo regolamento è l’ultimo atto di un’implosione dell’arte di strada a Bologna iniziata dieci anni fa.

LA SOLUZIONE
AL PROBLEMA

Bologna aveva risolto, al tempo del C.a.s.b.a, il problema dell’autogestione sulla strada quando assessore alla cultura era il professor Roberto Grandi, docente di Comunicazioni di Massa all’Istituto di Comunicazione. Semplice, lineare. Poche leggi, chiare: libero per tutti dove vogliono, spostarsi ogni ora di almeno 300 metri. Se per qualche motivo non riesci a trovare il tuo posto e qualcuno si lamenta, spostarsi da un’altra parte. Se qualcuno chiama il vigile, richiamo verbale e identificazione. Con tre richiami, sanzione amministrativa. Con multa non pagata oltre il termine, fermo degli strumenti fino a saldo del debito. Questo è il sistema che la città, all’avanguardia nella cultura europea, aveva messo a punto confrontandosi con gli artisti del C.a.s.b.a. vent’anni fa, il più avanzato d’Europa. L’unico sistema che funziona davvero: libertà di scegliersi il posto, obbligo di rotazione, intervento della forza pubblica solo su chiamata del cittadino.

SELEZIONE NATURALE
E ADDESTRAMENTO

La vergogna del regolamento attuale nasce dal ‘cerchio-bottismo’ di un’amministrazione che con la crisi economica del 2011-2013 si è ritrovata una città invasa da self made men che hanno scambiato la strada per uno stadio impiantandovi forme di spettacolo che con l’arte di strada non c’entravano niente e che sono entrate in conflitto con la cittadinanza, la quale ha iniziato a chiamare sempre più spesso i vigili. Matteo Lepore ha avuto paura di applicare quel regolamento che aveva garantito fino a quel momento la serena convivenza tra artisti e cittadini: doveva solo lasciare che le sanzioni provvedessero a una selezione naturale di chi praticava l’arte di strada, tutto si sarebbe risolto.

LA FEDERAZIONE,
PESSIMA CONSIGLIERA

Gli artisti di strada avrebbero imparato ad essere più discreti, a rispettare di più il cittadino che protesta, a trovare il modo per ricavarsi i propri spazi e conquistarsi la fiducia di chi li ospita. Si sarebbero così fortificati, sarebbero cresciuti anche artisticamente. Ma no, meglio le passerelle volute dalla Federazione Nazionale degli Artisti di Strada (F.N.A.S.), gestita da una quantità di persone che vorrebbero trasformare tutti i centri storici in un busker festival permanente a costo zero per le amministrazioni, ovviamente basato sullo sfruttamento del lavoro degli artisti non pagati e chiusi in gabbia come le scimmie ammaestrate. Non ci siamo, Matteo Lepore. Sei ancora in tempo.

Qui sotto riporto l’articolo che scrissi tre anni fa, quando venne approvato il precedente regolamento di Matteo Lepore, quello delle 12 postazioni ad alto impatto acustico, di cui hai appena letto un aggiornamento alle nuove norme.

Postazioni ad
alto impatto
acustico

STREET ART
TUTORIAL

Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti

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21 Marzo 2016. E’ ancora una proposta quella di Matteo Lepore e del gruppo di lavoro che s’è confrontato insieme a diversi comitati cittadini s’un argomento difficile, quello dello spettacolo nelle strade a Bologna. Vediamo le novità. Si prevede uno sportello aperto in Piazza Maggiore dove richiedere gratuitamente un nulla osta giornaliero per risolvere l’attuale problema del sovraffollamento; è un servizio in più, non una restrizione di libertà. La frammentazione in zone ora è funzionale a limitare la quantità complessiva di spettacoli nello stesso momento, là dove la convivenza civile è venuta meno. Nelle zone non censite l’esercizio è libero, questo favorisce il decentramento degli spettacoli a favore delle periferie urbane e dei giardini pubblici meno frequentati.

Il divieto davanti alle chiese o alle biblioteche si può migliorare limitandolo agli orari d’apertura o alle funzioni religiose e comunque su segnalazione dell’istituzione, altrimenti il rischio è squalificare l’intera città; nella nuova proposta il fermo delle attrezzature viene sbloccato dal pagamento della sanzione che sarà comunque preceduta ogni volta da una diffida verbale, un passo avanti non indietro. Veniamo ora ai punti che possono risultare critici: un sostegno acustico può essere necessario non tanto a farsi sentire più lontano, quanto a migliorare la qualità e il bilanciamento del suono, quindi l’impatto sul paesaggio sonoro; la proibizione degli amplificatori è anacronistica e lascia la piazza in mano allo strimpellatore di turno. Si deve imporre anche un limite massimo alle presenze mensili di un artista nello stesso posto, per garantire la rotazione: il problema di Bologna è dato proprio dal sovraffollamento. Concludendo, rispetto alla tradizione dei suonatori ambulanti bolognesi la proposta di Matteo Lepore guarda in avanti e ha il pregio di partire dal basso, avendo convocato in assemblea tutte le parti sociali. Si può migliorare.

Va sottolineato un punto che sembra passare inosservato, istituzionalizzare l’arte di strada è anche il modo migliore per ucciderla, un leone in gabbia non ha la stessa voce; la discussione sul nuovo regolamento è nata dalla sostanziale incapacità da parte degli artisti di lasciar respirare le piazze, fino ad allora tutto veniva autogestito, erano liberi di negoziare un rapporto di vicinato con la cittadinanza. Quando s’incontravano nello stesso luogo non ragionavano sempre in termini di individualismo privatistico, ma più spesso cooperavano mettendo in comune anche la vendita delle pubblicazioni; ecco perché il conflitto degli ultimi anni rappresenta una sconfitta degli artisti di strada, perché a venire meno è stata prima di tutto la loro capacità di autogestione.


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Un’immagine dal catalogo www.ioarte.org

IL REGOLAMENTO

Istituzione di uno sportello per il nulla osta gratuito.
Limite di 60 minuti a garanzia di rotazione artisti
Numero massimo di spettacoli in contemporanea
Obbligo della diffida prima della sanzione
Restituzione degli strumenti dopo la conciliazione

PROPOSTE 
MIGLIORATIVE

Limite massimo a presenze mensili s’una stessa piazza
Omissione della voce relativa agli amplificatori.


Tratto da F. Berti
Gli artisti di strada non sono mendicanti

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gigi russo artisti di strada
Pagina ufficiale del famoso organizzatore

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