Il contrabbando non avevi scelta. Gli anziani raccontano.

contrabbando - Usa, proibizionismo

Contrabbando
non avevi scelta

Gli anziani raccontano
Interviste in casa di riposo

di Federico Berti

Quando c’era il mercato nero

“Abito in una borgata che si trova nel Comune di Monghidoro da Frassineta sulla strada per la Raticosa, il nome lo prese quando c’era il mercato nero. Andò che passavano col gorbello in spalla, tipo un paniere ma grande colle cinghie che a quei tempi eran pezzi di corda fasciati con degli stracci purché fosse da non segare le spalle, parliamo di centinaia d’anni. Allora con questo gorbello pieno di pignatte e tegami di terra (adesso è tutto acciaio, smalti, ma allora c’era solo in terra) passa il confine lì davanti al Rio dell’Usignolo che veniva giù da Filigare, poggia il cesto pieno sopra un sasso vicino al forno del pane, andò a chiedere da bere ai contadini che in borgata saranno stati otto nove fumanti. Tempo di bere, quello si rovescia e le pignatte si ruppero tutte, da lì il nome Ca’ di Coccio, ne troviamo ancora oggi mentre lavoriamo la terra. Noi per andare a casa abbiamo da passare settecento metri in Toscana, il confine era lì dicevano ai sassi rossi, stava uno sulla pioppa a fare segno di passare, ma non si tratta di otto giorni: il bisnonno di mia moglie era uno di quelli che avvisava, ora ho 94 anni fai un po’ il conto. Ci siamo ritrovati nei primi di agosto, 44 persone a tavola insieme son tornati da fuori per rivedersi. Ero una di quelle che stava meglio perché lavoravo la treccia allora prendevo l’olio nel fiasco da due litri e mezzo, in tre mi durava dieci giorni invece altri con un litro dovevano fare anche un mese e più. Le tasse alla dogana eran salate chi poteva le pagava, ma non tutti allora il contrabbando non avevi scelta. Una volta il daziere a Bologna multa un birroccio, che rispose: “Quattrin an i ho brisa, ma posso farvi 30 scorregge e mezzo se volete” l’altro rispose: “Voglio vedere come fa a farmi la mezza”, quello prese il manico della frusta e se lo cacciò in mezzo alle gambe poi disse: “Scegli di qua o di là, quella che non prendi tu la tengo io!”. Da noi a Castiglioni del ’42 passavano i toscani si fermavano a un certo punto e portavano l’olio, in cambio davamo il grano, andavo colla mamma che mio padre lavorava in Germania. Ora te lo voglio dire chiaro, non ci sentivamo in colpa di niente anzi, eravam d’aiuto, come si dice far del bene e dimenticarlo, far del male e ricordarlo. Venivano a ringraziarmi fino a casa, ospitavamo anche 60 sfollati nella nostra borgata. La questione era che col contrabbando riuscivi a farti le scarpe, le stoffe per i vestiti; non c’era i rimorsi di coscienza chi tirava la cinghia aveva solo il mercato nero, a un bel momento diceva ho un quintale di grano, ma i pantaloni a mio figlio? Oggi è diverso perché si contrabbanda non più per sopravvivere, vendono magari il griffato e poi spesso vien fatto pure colle cose rubate dal telefono alla borsa, si fa solo per frodare e guadagnare, specularci sopra. Un furto. Noi era diverso, sul carro caricavamo le spighe di giorno le sbattevamo un po’ di nascosto sotto il telo, ne rimanevano sul fondo, la notte s’andava a macinare. C’era a Frassineta la cucina americana, mi chiedevan le patate, era mercato nero pure quello: dovevo andare a Gragnano, mi toccava di fare più viaggi volevan tre giorni, perché la somara a tornare indietro aveva sicuro un quintale e mezzo di patate sulle spalle e allora più d’un viaggio al giorno tu non lo facevi. Dopo gli americani in cambio mi davan tutta roba in scatola, pancetta, prosciutto, sempre in quei bussolotti. Noi gli americani venivano a prenderci col camion la mattina e si tornava la sera, s’andava al mercato nero ma una volta successe che al ritorno ci sorpresero a cantare Bandiera rossa sul camion, la mattina dopo arrivarono con questo camion e dissero: “Noi non vi carichiamo, andate in Russia fatevi portare da loro”.

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