Cinema al Policlinico Gemelli. Gli anziani raccontano. Interviste in casa di riposo. Libro, Ebook.

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Cinema terapia

Policlinico  Gemelli, Roma

Gli anziani raccontano.
Interviste in casa di riposo.

LA TERAPIA DELLA CULTURA

“Cinema al policlinico Gemelli, Roma. Tante cose fan bene alla salute, però non so se mi piace il cinema all’ospedale. Cioè se sto male non m’interessa, poi se sto benino magari si. Perché c’è solo da piangere in quei posti, ho avuto delle cose che è stato così. Quand’ero in ospedale son dei mali si debbono curare, uno dice andiamo là per quello penso. Tante volte se ci stai per dei periodi lunghi, può essere un sollievo parlare con qualcun altro. Ma al cinema non parlo, magari posso dire con chi viene con me se mi piace o non mi piace il film, però non si parla. Là c’è sempre qualcuno che dice: “Silenzio!”. Ma allora che terapia della cultura è? Quello è intrattenimento. In ortopedia stai dentro dei mesi, allora ad esempio viene la parrucchiera a tagliare i capelli, la manicure, c’è anche il ristorante per i pazienti perché lì non stai proprio male hai solo quei gessi che ci passa molto tempo”.

PRIMA COSA ABBASSIAMO IL VOLUME

“Da noi funziona diverso. Adesso col fatto di volerti immergere nelle sale cinematografiche è come fossi là dentro, volumi altissimi, schermi grandi che ti girano intorno, può essere bello ogni tanto però questo suono può finire per essere troppo. Una testa così. Prima cosa abbassiamo il volume perché si ascolta meglio, sennò dà noia. Noi viene un cantante, dice: adesso dovete cantare voi. Non sappiamo di cantare, è lui che insegna e siam brave ma una volta più veloce, una più lento. Come ieri che ho cantato con una voce così. Tu m’hai sentito ieri? Non so quale dottore l’ha detto, cantare in coro fa bene. E’ più bello così lui sa le canzoni che so io e comincia a suonare, allora mi viene per forza. Il programma lo scegliamo un po’ anche noi, glie le chiediamo e lui se le studia. Poi si può interrompere perché cogli anni la capacità di stare attenti non è che vai dritto, dopo un pochino lei può parlare benissimo quanto vuole ma si deve fermare, deve cambiare. Non puoi stare concentrato tanto tempo”.

“Al cinema andavo quand’ero giovane, poi non più. Mi piacevano i film di soldati, di guerra. Via col vento, quelli d’amore. Da bambina lo proiettavano all’aperto al Rappini, ora c’è un condominio, in sala parcheggiano le macchine. Quand’ero ragazza non mi mandavano, per questa cosa che molestavano le donne; è capitata pure in chiesa, il prete faceva il cinema. Vedo una mano veniva così e così, ho chiesto la signora accanto se era libero il posto. Il prete se n’è accorto, anche perché mia figlia andò ad avvisarlo. Era alla Madonna del lavoro. Il parroco di Loiano girava durante la proiezione per controllare che qualcuno non approfittasse del buio. Anche all’Antoniano ricordo il frate che controllava chi allungasse le mani. Tanti film erano anche su romanzi famosi come i Promessi Sposi, i Tre Moschettieri, oppure le opere della lirica. Mia mamma le ha viste al cinema, parliamo dopo la guerra. Quella si che era cultura! Noi ora qua abbiamo la televisione, quando non c’era quella si leggeva di più, si parlava anche di più. Walt Disney l’ho visto quand’ero giovane, poi con mio figlio, poi con i nipoti. Ma dipende dal film”.

“Noi s’andava in centro a Firenze, c’era la sala Garibaldi. Mia mamma leggeva romanzi, quando c’era uno che aveva letto s’andava a vederlo, per via di quegli attori così belli. Nel cinema una telenovela non puoi mica trasmetterla, è troppo lunga. Adesso la televisione è diventata un sottofondo, mentre invece là bisogna andarci di proposito, devi scegliere, decidere insieme ad altre persone. Quando arrivò quel Lascia e raddoppia con Mike Buongiorno ancora non l’avevano tutti, interrompevano il film poi ricominciava. Quanta gente. E i cineforum? C’è stata l’epoca che non potevi se non c’era la discussione dopo. A conclusione visto che l’ha sponsorizzato la Disney, voglio dire che è una gran mossa pubblicitaria. Poi una città come Roma avere un policlinico importante come il Gemelli è pure quello che ci va il Papa. Un ospedale c’è anche dietro quest’idea, perché a Roma non tutti son così belli”.

“Al Regina Elena per esempio ho visto i letti uno sull’altro, dovevi metterti d’accordo scendere uno per volta non è una bella cosa. Faccio per dire, questa del cinema gli dà prestigio. Hanno l’università cattolica dentro. Poi siccome in città arrivano dalla provincia, fuori dall’ospedale bivaccano allora fa bene anche a loro, ai parenti. Diciamo se tu proietti il film recente, gli fai pubblicità. Però è bella quest’idea di rendere l’ospedale un posto più umano. Ho sempre bazzicato in quei luoghi, una volta delle corsie che non finivan più, poca pulizia, mangiare faceva pena, personale scarso, pulizia non vi dico. Vi parlo di un’esperienza mia: una signora veniva da Taranto vent’anni fa disse che dalle sue parti dovevano portarsi le lenzuola da casa, se te le dava l’ospedale finché stavi dentro le tenevi, ora le cambiano tutti i giorni. Quindi anche pensare a un cinema, a un televisore in camera, una chiesa dove il parroco dice messa, insomma è un luogo più umanizzato. Si cerca dietro a questo l’intenzione di migliorare gli ospedali. Quindi cosa ci mettiamo, oltre al cinema? Magari un cineforum, attività culturali, rassegna stampa e una bella festa. Con tanti bambini può venire una maestra che li aiuti nei compiti, giochi e un po’ di culturale. Una cosa a cui si possa partecipare anche noi, non solo stare a guardare. L’intrattenimento serve solo a passare il tempo, una terapia della cultura deve metterti in discussione. Cinema al policlinico Gemelli, Roma”

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