Artisti di strada. Quel regolamento che nessuno potrà mai scrivere.

Intervista a Marco Piazza 

Consigliere comunale di Bologna,
nipote del cantastorie Piazza Marino

Tratto da Federico Berti
“Gli artisti di strada
non sono mendicanti”

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Allora partiamo da una premessa importante e fondamentale, l’arte di strada è cultura preziosissima, a parte qualche rara eccezione di finti mimi o rumore più che musica. E’ cultura e va preservata soprattutto nelle città d’arte che vogliono essere all’avanguardia e che fanno della cultura un loro vessillo; poi Bologna, che è città della musica Unesco, più delle altre dovrebbe tutelare questo patrimonio. Qui è stato appena inaugurato un nuovo regolamento, nuove regole per gli artisti di strada. Ora cerchiamo di risolvere vari problemi, ma quello che vorrei dire è una cosa che non si potrà mai codificare, l’arte nell’arte di queste persone, di saper essere accettati dai residenti, dalla zona in cui si esibivano, e soprattutto di accettarsi gli uni cogli altri. Spesso due artisti si incontravano per caso per strada, ne nasceva un’esibizione spontanea in cui le due arti si mescolavano e uno più uno faceva tre. Il treppo, cioè quel gruppo di persone che seguiva gli artisti, cresceva ancor di più e quell’esibizione spontanea che dovrebbe essere poi la caratteristica vera dell’arte di strada, veniva ancora più esaltata magari dall’unione, dall’improvvisazione di più artisti. Ecco, questa capacità di essere accettati dai residenti e di riuscire a lavorare insieme tra i diversi artisti senza pestarsi i piedi e senza farsi rivalità, nessun regolamento la potrà mai codificare.

L’arte di farsi
accettare

Io credo che come artisti di strada, tutti dovrebbero lavorare, e qui l’amministrazione dovrebbe aiutarli ad agevolare questa cosa, con un regolamento che non potrà mai essere scritto ma che parte da un principio umano, da un principio che dovrebbe essere innato in ogni artista, quello dell’arte prima di tutto, e che dovrebbe essere il nord di qualsiasi esibizione in una zona incredibile com’è la strada, dove c’è ogni sensibilità diversa e il contrario di tutto. Mio nonno Piazza Marino poeta contadino era maestro anche in quest’arte ma lo erano tutti i suoi coetanei, tutte le persone che in quel periodo, negli anni ’50, ’60, si esibivano per le strade di Bologna. Era un’altra aria, ma soprattutto un valore, un’identità culturale che non dobbiamo perdere. Infatti l’arte di strada contribuisce anche, e questa è un’altra cosa importantissima per cui ancor di più gli artisti di strada devono essere valorizzati, a mantenere l’identità culturale di una città.

Giusto aprire a tutti i tipi di arte, ma ogni città, ogni comune dovrebbe avere un occhio di riguardo per quegli artisti che continuano a preservare le tradizioni caratteristiche di quella città. Perché questo è un rinnovare le nostre radici, senza le quali noi siamo perduti.



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